L'euprogettazione a Bruxelles: non si fa, si Vive!
- EuVillages

- 5 mag 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Europrogettista e Formatrice
Dott.ssa Martina Panzolato
Martina ha una pluriennale esperienza nella redazione e gestione di progetti UE per enti private e istituzioni pubbliche, trasformata in risorsa per la formazione. Il suo track record comprende training, implementazione e monitoraggio di attività di team-building, progettazione e comunicazione sia a Bruxelles che in Italia, con soggetti nazionali e partner europei. Tra i principali destinatari della sua attività vediamo progettisti, gruppi di interesse, ONG e organizzazioni del terzo settore. Focus della sua attenzione sono l'innovazione sociale e l'imprenditoria femminile, con particolare interesse verso le possibili iniziative di empowerment e networking.
Dalla Puglia al Veneto, la Community di Euvillages si allarga e ospita l'europrogettista e formatrice Martina Panzolato. Ecco alcuni consigli e riflessioni per gli europrogettisti del villaggio.
1. Quali sono le qualità principali di un buon progettista?
Partiamo intanto da una considerazione di base : il “progetto europeo”, che si finanzia attraverso i fondi diretti e indiretti messi a disposizione da Commissione e Agenzie dell’UE, si differenzia da un qualsiasi altro piano di sviluppo per la caratteristica di confronto e rendicontazione con organi istituzionali di alto livello – siano essi a livello regionale, nazionale o europeo. Inoltre, il partenariato richiesto è di tipo multi-nazionale – deve prevedere, in altre parole, il coinvolgimento di attori provenienti da diversi Paesi europei. Queste specifiche rendono il lavoro del manager di progetto più delicato sotto alcuni punti focali:
- capacità analitica e di sintesi
- comunicazione e abilità interpersonali
- gestione del tempo
- attitudine nel risolvere i conflitti e nella negoziazione
- mantenimento della partecipazione e dell’engagement.
Sembrerà infatti scontato a dirsi, ma la capacità di sapersi adattare alle diverse culture, di capire quali siano i linguaggi più opportuni da adottare con i vari stakeholder internazionali, e di adottarli rapidamente, è di sicuro la chiave di volta nella gestione di partner e auditors differenti e, spesso, distanti.
2. Come cambia la propria attività se si è project leader o parte del Consorzio?
La differenza sostanziale sta nel saper tenere il punto della situazione… e sentirne il polso “diffuso”. Se a noi fa capo soltanto una parte delle attività di progetto (il cosiddetto “WP – Work Package”), sicuramente la nostra attenzione sarà concentrata sui nostri compiti specifici – e dovremo rispettare delle richieste di rendicontazione e informazione principalmente verso il leader generale. Quest’ultimo, invece, ha il compito non semplice di distribuire, coordinare e monitorare tutte le attività del gruppo, stabilendo sinergie e andando a colmare le potenziali lacune fra i partner. Inoltre, è fondamentale che questi sia anche in grado di mantenere alto il coinvolgimento e di ricordare, sia a parole che nei fatti, le ragioni e lo scopo della partnership. Questo renderà il concorrere verso gli obiettivi intermedi e finali di progetto, un percorso fatto di mutuo sostegno e comune interesse.
3. Che differenza riscontriamo tra il progettista locale e il consulente esterno in progettazione europea?
Il tratto distintivo è il grado di vicinanza e partecipazione diretta all’ideazione, all’implementazione e ai risultati di progetto.
Molto spesso il “progettista di quartiere” è parte integrante della realtà a cui afferisce il progetto, e le attività che è chiamato ad ideare e gestire hanno luogo in situazioni di assoluta prossimità rispetto alla sua vita. Questa figura è in grado di pensare e disegnare soluzioni di carattere economico, culturale e socio-urbanistico con basi ben radicate nella micro-realtà a cui sono indirizzate, in modo che siano anche volàno di adesione attiva e sostegno da parte dei concittadini. Nonostante spesso consulti questi ultimi per capirne esigenze e preferenze, è importante che sia anche capace di condurre un’analisi distaccata e il più possibile oggettiva, di pensare “out of the box”, per riuscire a delineare le cause dei problemi e gli espedienti più innovativi per risolverli. Rispetto alle fonti di sovvenzione, spesso questi si avvale di bandi di finanziamento indiretto, che richiedono un intervento e una mediazione nazionale, regionale e locale per la loro definizione, e hanno tempistiche più brevi per l’assegnazione.
Il consulente che lavora al livello ‘macro’, invece, mantiene solitamente un focus più ampio e si rifà in prima istanza alle priorità di scala europea. Di frequente questo professionista di specializza in determinati programmi di finanziamento (in)diretto, di cui conosce molto bene requisiti di adesione, criteri di selezione e, soprattutto, interlocutori istituzionali. In base a queste sue conoscenze, è in grado di smussare l’idea progettuale sottoposta alla sua attenzione, dando consigli strategici per presentarla alla call individuata come più attinente e contrastare la concorrenza. La vicinanza a Bruxelles e alle agenzie dell’UE, inoltre, è da considerarsi un punto a favore : la prossimità agli attori della “high politics” e la possibilità di intrattenere con loro colloqui e scambi personali, infatti, permette di avere accesso a informazioni e dettagli in anteprima e, talvolta, esclusivi. L’altro lato della medaglia, chiaramente, è che può perdere il contatto con la realtà che va ad aiutare, nonostante spesso gli/le sia richiesto di avere anche funzione di supporto o monitoraggio all’implementazione del progetto, una volta vinto il bando.
Grazie Martina
Team Euvillages
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